L'ANTRO DI ITACA


E’ dalla Luce e dal Buio che l’Uomo trae i suoi simboli fondamentali come il movimento del tempo, il ripetersi dei cicli, l’alternanza del giorno e della notte, le stagioni.

La Luce, attraverso il Sole, designa simbolicamente il potere regale e divino, mentre all’opposto la sua mancanza lascia il posto alla Tenebra e all’Ignoto, ad un potere soverchiante e luciferino.

La Luce è fonte di Vita, la sua assenza riconduce alla Morte.

Dicembre è il mese dell’assenza di Luce. Il Sole, nel giorno più breve dell’anno, interrompe il suo cammino verso Sud, e nel punto di massima declinazione negativa, sembra quasi perdersi definitivamente, sotto l’orizzonte.
Anche l’Uomo si sente perso e in questo buio reale e simbolico, identifica tutto il suo smarrimento esistenziale, il suo bisogno estremo di trovare la Luce appunto, che non può essere solo fuori di Sé, ma piuttosto scovata all’interno, ancora più forte e più luminosa di quella che l’Astro suggerisce con la sua presenza concreta.
Il divino si manifesta ora, a ricordarci che il Sole interiore è sempre vivo, al di là del tempo, al di là dei giri della ruota del destino.
Nell’Odissea Omero descriveva il misterioso antro dell’isola di Itaca nel quale si aprivano due porte: “ l’una volta a Borea, è la discesa degli uomini, (solstizio d’estate), l’altra, invece, che si volge a Noto è per gli dei e non la varcano gli uomini, ma è il cammino degli immortali” (solstizio invernale).
Nella tradizione romana il custode delle porte, comprese le solstiziali, era il misterioso dio bifronte Giano, signore dell’Eternità. Giano tiene un bastone, ovvero uno scettro, nella mano destra e una chiave nella sinistra. Il primo è l’emblema del potere regale, la seconda di quello sacerdotale. Egli è dunque quello che ruota sulla sua terza faccia nascosta e invisibile, l’asse del mondo. L’etimologia del suo nome rivela questa funzione: Ianus, da cui il sanscrito yana (via) e il latino ianua (porta). Egli ci conduce da uno stato all’altro, ci accompagna all’entrata nel mondo della materia e all’uscita, dove nascono gli dei immortali.
La porta e l’Antro, la Caverna, la Grotta, rimandano a quei luoghi sacri dove si celebrano i riti iniziatici, la preparazione al Viaggio, incubazione dell’ Uomo Nuovo.
Sono anticamere leggendarie dove avvengono misteriose trasformazioni, come la Grotta di Merlino, fonte di ogni visione e conoscenza oppure cunicoli , cripte, materializzazione quasi di un”regressum ad uterum” dove perfino il battesimo veniva celebrato dalle prime comunità cristiane delle origini.
Simbolo dell’ignoto, dell’inconscio e dei suoi pericoli , abisso da dove possono emergere mostri, oppure ricettacolo di energia tellurica, la caverna può essere labirinto , quindi percorso iniziatico ed alchemico ma anche ritorno ad un grembo originario ed intatto.
Come in ogni rappresentazione umana e terrena, anche il solstizio invernale può essere inteso, dunque , nel suo duplice significato: opportunità di rinascita che deriva dall’abbandono delle vecchie strutture, oppure perdizione , energia involutiva e disgregante.
Sta sempre all’Uomo decidere, in base al proprio libero arbitrio, quale strada imboccare, se quella della trasformazione o quella dell’inerzia , o peggio della distruzione. Come dice Wirth nel “Simbolismo ermetico” parlando di Saturno, il pianeta governatore del segno del Capricorno, il segno del solstizio invernale, appunto“ ….il Piombo di Saturno è per gli Ermetisti il fondamento della loro Arte. Questo vile metallo racchiude l’Oro in potenza. Il saggio lo mette in opera, in quanto è maturo per la trasmutazione, al pari del vegliardo pronto al ringiovanimento naturale che si produce con l’operazione alchemica della dissoluzione del corpo, processo di rinnovamento di cui non ha timore l’Iniziato”.
La Caverna come canale di parto materiale e spirituale, ingresso agli Inferi e di ritorno al mondo, rappresenta la Terra come il centro dell’Universo, il luogo dove convergono tutte le forme passate e future, gli infiniti universi.
L’immagine di Gesù nella povera mangiatoia, nella fredda grotta di Betlemme è impressa in maniera indelebile nella nostra mente come questo punto-Luce , riferimento universale, verso cui, in questa magica notte, tutto l’Universo sembra convergere, dai pastori, ai Magi, alle stesse stelle nel cielo. Un movimento, un andare-verso che è quasi ipnotico. Sembra quasi di sentirne i richiami, le voci, gli stupori e il loro incredulo sommesso incedere notturno.

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