CUGINANZA

Le domeniche lunghissime, i vassoi di pastarelle fresche- “mamma prendine di più al cioccolato! - i pranzi dalle portate interminabili, l’odore di ragù appena aperta la porta, quei profumi inebrianti di tagliatelle da svenire e poi i baci, gli abbracci e i saluti chiassosi e quel ritrovarsi sempre uguali , sempre irrimediabilmente gli stessi, l’infanzia e poi le trasformazioni dell’adolescenza e poi ancora oltre…
Come avvenga che fratelli di madri e padri generino questa razza, non si sa.
Una specie di fratellanza ma con una certa distanza, una maggiore obiettività, e poi quel riconoscersi di ognuno nel suo genere, come se ognuno completasse un “puzzle” familiare, una tesserina messa lì al posto giusto, che proprio quella ci voleva, per completare il quadro…

Quelle domeniche, ricordo, da zia Antonietta, una casa microscopica che riusciva a contenere questa banda sgangherata e ci si entrava tutti, le partite di calcio, i commenti alla Tv , ed erano domeniche interminabili quelle, un tempo dilatato all’infinito , domeniche senza tempo che il giorno dopo dovevi andare a scuola, ma non avevi fretta che finisse e in effetti non finiva mai quello stare insieme senza fare nulla, se non un gran chiasso, che ci si chiede cosa urlavamo , a chi gridavamo e perché poi, in quei pochi metri quadri, che era impossibile non sentirsi…
Noi cugini eravamo lì, immersi in quella rassicurante familiare parentela e ancora adesso, dopo anni in cui uno si è sposato due volte, l’altro ha messo al mondo una caterva di figli, l’altro è partito e ha fatto fortuna altrove, chi si tiene stretta la sua libertà, chi mette in scena i suoi sogni, ci ritroviamo sempre uguali, nonostante tutte le metamorfosi possibili ,perennemente ragazzi , dopo anni , lo vedi che nulla è cambiato, la “cuginanza” è rimasta lì, intatta, non è stata scalfita dal tempo, dal lavoro e dai figli, non si è consumata, una specie di eternità l’avvolge che al di là dei dolori, delle perdite, delle fatiche che ognuno si porta della sua vita, ci riporta sempre a quell’inizio in cui eravamo incoscienti, ed eravamo innocenti della vita, baldanzosi o fiduciosi che la vita era proprio quello stare insieme così tra torte di compleanno, pasticcini, vassoi colmi di tazzine di caffè e i commenti animati sul derby ….. quelle domeniche condivise forse ci hanno segnato, un imprinting indelebile che ci accomuna nello shock di nonni e genitori tanto pazzi che forse sono loro gli artefici veri di questa “cuginanza”, forse a loro dobbiamo un amore interminabile che collega l’innocenza al disincanto, la loro infanzia alla nostra , in un atavico intreccio, un imperdibile racconto.

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