IL PESCATORE E LA SUA ANIMA




Tutte le sere il giovane Pescatore usciva in mare, e gettava in acqua le sue reti.
Una sera nella rete trovò una piccola Sirena addormentata.
Era bellissima, e il giovane Pescatore la tirò a sé e la tenne stretta fra le braccia.
Ella emise un grido «Ti prego, lasciami andare, perché sono l'unica figlia di un Re, e mio padre è anziano e solo».
«Devi promettermi che verrai a cantare per me, perché i pesci amano ascoltare il canto del Popolo del Mare, e così le mie reti saranno piene» rispose il Pescatore.
E lei promise.
Ogni sera lei spuntava dall'acqua e cantava per lui. E quando la sua barca era ben carica, la Sirena scivolava di nuovo dentro il mare, sorridendogli.
Però non gli veniva mai abbastanza vicino perché egli potesse toccarla.
Tanto dolce era la sua voce, che col tempo lui dimenticò le sue reti, e trascurava il suo lavoro. E una sera le disse: «Piccola Sirena, io ti amo. Prendimi come tuo sposo».
Ma la Sirena scosse il capo «Tu hai un'anima umana, – rispose - se allontanassi la tua anima, allora potrei amarti».
E il giovane Pescatore si disse: «A che cosa mi serve la mia anima? Non posso vederla. Non posso toccarla. Non la conosco. Certo che l'allontanerò».
Ma non sapeva come. Allora andò alla casa del Prete. E il prete si picchiò il petto, e rispose: «Ahimè, tu sei pazzo. Non c'è cosa più preziosa di un'anima umana, e nulla sulla terra può esserle paragonata. Vale tutto l'oro del mondo».
Gli occhi del giovane Pescatore si riempirono di lacrime alle parole del Prete. «Nella mia rete ho catturato la figlia di un Re. Per il suo corpo darei la mia anima, e per il suo amore rinuncerei al cielo. Dimmi quello che ti chiedo, e lasciami andare».
«Vattene!» gridò il prete.
E il giovane Pescatore andò nella piazza del mercato, ma i mercanti lo schernirono, e dissero: «A che ci serve l’anima di un uomo? Non vale un pezzetto d’argento».
«Che cosa strana è questa! Il Prete mi dice che l’Anima vale tutto l’oro del mondo, e i mercanti dicono che non vale un pezzetto d’argento» pensava il Pescatore.
Decise di andare dalla Strega dai capelli rossi.
«Che cosa ti manca? – gridò lei - Dimmi il tuo desiderio, e te lo darò, e tu mi pagherai un prezzo, bel ragazzo».
«Qualunque sia il tuo prezzo, lo pagherò: voglio allontanare da me la mia anima» disse il giovane Pescatore.
La Strega impallidì: «Bel ragazzo – mormorò - questa è una cosa terribile a farsi».
«Non m'importa niente della mia anima» rispose il giovane Pescatore.
«Se ti dirò come fare» chiese la Strega «in cambio devi danzare con me. Questa notte tu devi venire sulla cima del monte. – sussurrò - È un Giorno Santo, e Lui sarà là».
«Chi?» chiese il Pescatore.
«Non importa. - rispose lei - Quando la luna sarà piena danzeremo insieme sull'erba».
«E mi dirai ciò che voglio?» domandò lui.
«Te lo giuro» rispose.
A mezzanotte danzarono vorticando finché al Pescatore cominciò a girare la testa. Vide che all’ombra di una roccia c’era una figura che prima non c'era.
Senza sapere perché, il Pescatore si fece il segno della croce, e invocò il santo nome. Le streghe stridettero come falchi e volarono via, ma lui riuscì ad afferrare la Strega dai capelli rossi.
«Devi dirmi il segreto e mantenere la promessa!».
«Sia» ella mormorò. E si tolse dalla cinta un coltellino dall'impugnatura di verde pelle di vipera, e glielo diede.
«Quello che gli uomini chiamano ombra del corpo non è l'ombra del corpo, bensì il corpo dell'anima. Fermati sulla riva del mare con le spalle alla luna, e taglia via dai piedi la tua ombra, che è il corpo della tua anima, e di' alla tua anima di lasciarti, e lei lo farà. …Vorrei non avertelo detto» e si aggrappò alle sue ginocchia piangendo.
Lui la spinse lontano da sé e la lasciò nell'erba rigogliosa. Con il coltello nella cintola scese dal monte. Si fermò sulla sabbia con la luna alle spalle.
E la sua Anima lo supplicò di non farlo, ma inutilmente, e alla fine gli disse «Se davvero devi allontanarmi da te, non mandarmi via senza un cuore. Il mondo è crudele, dammi il tuo cuore da portare con me».
«Con cosa potrei amare il mio amore se dessi il mio cuore a te?» esclamò.
«Non potrei amare anch'io?» chiese la sua Anima.
«Vattene, perché non ho bisogno di te» gridò il giovane Pescatore, e prese il coltellino e tagliò via l'ombra dai piedi, e l'ombra si levò in piedi davanti a lui, e lo guardò, ed era esattamente uguale a lui.
Il giovane Pescatore indietreggiò con passo incerto, si cacciò il coltello nella cintola, e un senso di sgomento lo invase.
«Una volta all'anno verrò in questo luogo, e ti chiamerò» disse l'Anima.
Il giovane Pescatore si tuffò nell'acqua, e la piccola Sirena venne su a incontrarlo, gli mise le braccia attorno al collo e lo baciò.

E dopo un anno l'Anima scese alla riva del mare e chiamò il giovane Pescatore. «Vieni più vicino, così che possa parlarti, perché ho visto cose meravigliose. Quando ti ho lasciato mi sono diretta a Oriente e ho viaggiato. Dall'Oriente viene tutto quello che è saggio.
Là ho trovato lo Specchio della Saggezza. Lasciami entrare di nuovo dentro di te, e la Saggezza sarà tua. Lascia che io entri in te, e nessuno sarà saggio al pari di te».
Ma il giovane Pescatore rise. «L'Amore è meglio della Saggezza» esclamò «e la piccola Sirena mi ama».
«Non c'è niente di meglio della Saggezza» disse l'Anima.
«L'Amore è meglio» rispose il giovane Pescatore, e si tuffò nel profondo, e l'Anima se ne andò piangendo.
Alla fine del secondo anno l'Anima scese alla riva dei mare «Vieni più vicino, così che possa parlarti, perché ho visto cose meravigliose. Quando ti ho lasciato, mi sono diretta a Sud e ho viaggiato. Dal Sud viene tutto ciò che è prezioso. Là ho trovato l'Anello delle Ricchezze. Colui che ha questo Anello è più ricco di tutti i re del mondo. Vieni a prenderlo, e le ricchezze del mondo saranno tue».
Ma il giovane Pescatore rise «L'Amore è meglio delle Ricchezze» esclamò «e la piccola Sirena mi ama».
«Non c'è niente di meglio delle Ricchezze» disse l'Anima.
«L'Amore è meglio» rispose il giovane Pescatore, e si tuffò nel profondo, e l'Anima si allontanò piangendo.
Alla fine del terzo anno l'Anima scese alla sponda del mare «Vieni più vicino, così che possa parlarti, perché ho visto cose meravigliose».
E l'Anima gli disse: «In una città che conosco c'è una fanciulla dal volto velato che ha danzato davanti a noi. I suoi piedi erano nudi. Non ho mai visto niente di tanto meraviglioso, e la città è a un giorno di viaggio da qui».
Il giovane Pescatore ricordò che la piccola Sirena non aveva piedi e non poteva danzare. E lo prese un grande desiderio.
E la sua Anima gridò di gioia, e gli corse incontro, ed entrò dentro di lui, e il giovane Pescatore vide distesa davanti a lui sulla sabbia quell'ombra del corpo che è il corpo dell'Anima.
E la sua Anima gli disse «Non indugiamo, andiamo via di qui, presto, perché gli Dei del Mare sono gelosi, e hanno mostri che obbediscono ai loro ordini».
Viaggiarono a lungo, e durante il cammino l’Anima spinse il Pescatore a compiere molte azioni malvagie, perfino ad uccidere un uomo per derubarlo.
«Detesto tutto quello che mi hai fatto fare» gridò il giovane Pescatore «E odio anche te. Perché hai agito con me in questo modo?».
E la sua Anima gli rispose «Quando mi hai mandato nel mondo non mi hai dato cuore, così ho imparato a fare tutte queste cose e ad amarle».
«No!» gridò «Non voglio avere niente a che fare con te, perciò ti caccerò via, subito». E voltò le spalle alla luna, e col coltellino dal manico di pelle verde di vipera lottò per tagliare via dai suoi piedi quell'ombra del corpo che è il corpo dell'Anima.
Ma la sua Anima gli disse «Colui al quale viene restituita l'Anima, deve tenerla con sé per sempre, e questa è la sua punizione e il suo premio».
Ma il giovane Pescatore non rispose alla sua Anima, e tornò al luogo da cui era venuto, fino alla piccola baia dove lei, il suo amore, era solita cantare. In una spaccatura della roccia si costruì una casa. E ogni mattina chiamava la Sirena, e ogni mezzogiorno la chiamava ancora, e ogni notte pronunciava il suo nome. Ma mai ella sorse dal mare a incontrarlo, né in alcun luogo del mare egli riuscì a trovarla.
L’Anima lo supplicava di entrare nel suo cuore.
«Ahimè!» gridò la sua Anima «non trovo entrata, così circondato dall'amore è questo tuo cuore».
E mentre parlava si levò un gran grido di dolore dal mare, il grido che gli uomini sentono quando muore qualcuno del Popolo del Mare. E il giovane Pescatore saltò su, e lasciò la sua casa di canne, e corse giù alla spiaggia. E le onde nere venivano veloci alla sponda, sostenendo un fardello più bianco dell'argento. Il giovane Pescatore vide il corpo della piccola Sirena: era disteso morto ai suoi piedi.
Piangendo come chi è colpito dal dolore egli si gettò a terra accanto ad esso, e baciò il freddo rosso della bocca. Si gettò accanto ad esso sulla sabbia, piangendo se lo teneva stretto al petto. E alla cosa morta egli fece una confessione. Nelle conchiglie delle sue orecchie versò il vino aspro della sua storia. Amara era la sua gioia, e pieno di una strana felicità era il suo dolore.
«Fuggi» disse la sua Anima «poiché il mare si avvicina e se indugi ti ucciderà. Fuggi, poiché io ho paura, vedendo che il tuo cuore mi è inaccessibile a causa della grandezza del tuo amore. Fuggi fino a un luogo sicuro. Non vorrai certo mandarmi senza cuore in un altro mondo?»
Ma il giovane Pescatore non ascoltò la sua Anima, ma chiamò la piccola Sirena e disse «L'Amore è migliore della saggezza, e più prezioso della ricchezza, e più bello dei piedi delle figlie degli uomini. I fuochi non possono distruggerlo, né le acque dissetarlo. Ti ho chiamata, e tu non hai risposto al mio richiamo. Perché crudelmente ti avevo lasciata, e con mio danno sono andato lontano. Però mai il tuo amore si è affievolito dentro di me, è sempre stato forte, e niente ha potuto prevalere contro di lui, benché io abbia conosciuto il male e abbia conosciuto il bene. E ora che tu sei morta, anch'io certamente morirò con te».
E la sua Anima lo pregò di partire, ma lui non volle, tanto grande era il suo amore. E il mare si fece più vicino, e cercò di coprirlo con le sue onde, e quando egli si rese conto che la fine era vicina baciò con folli labbra le fredde labbra della Sirena, e il cuore che era dentro di lui si spezzò. E nel momento in cui il suo cuore si schiantò attraverso la pienezza del suo amore, l'Anima trovò un ingresso e vi entrò, e fu tutt'uno con lui come prima. E il mare coprì il giovane Pescatore con le sue onde.
E al mattino il Prete uscì a benedire il mare, perché era stato agitato. E quando il Prete raggiunse la costa vide il giovane Pescatore giacere annegato nella spuma, e stretto fra le sue braccia c'era il corpo della piccola Sirena. Ed egli si ritrasse e gridò: «Non benedirò il mare né nulla che si trovi in esso. Maledetto sia il Popolo del Mare, e maledetti siano tutti coloro che hanno traffici con esso. Prendete il suo corpo e il corpo della sua amante, e seppelliteli all'angolo del Campo dei Follatori, e non ponete alcun segno su di essi. Poiché maledetti sono stati in vita, e maledetti saranno anche da morti».
E la gente fece come aveva ordinato.
Alla fine del terzo anno, durante un giorno sacro, il Prete salì alla cappella, per mostrare alla gente le ferite del Signore, e parlare loro della collera di Dio.
Ma sull'altare c’erano strani fiori mai visti prima: la loro bellezza lo turbò, e il loro profumo era dolce per le sue narici, e si sentì felice, e non capiva perché lo fosse.
«Che fiori sono quelli che stanno sull'altare, e da dove provengono?»
«Che fiori siano non lo sappiamo, - gli risposero - ma vengono dall'angolo del Campo dei Follatori». E il Prete tremò, e tornò alla sua casa e pregò.
E all'alba andò sulla riva del mare, e benedì il mare, e tutte le cose selvagge che vi si trovano. Egli benedì tutte le cose del mondo di Dio, e la gente fu piena di gioia e di meraviglia.
Però mai più nell'angolo del Campo dei Follatori crebbero fiori di alcun tipo, ma il campo rimase sterile come prima. Né il Popolo del Mare venne più nella baia, poiché andò in un'altra parte del mare.

di Oscar Wilde

9 commenti:

Elena ha detto...

Ho letto, non ho ben chiari gli anfratti di questa storia. Certo O.W. era ossessionato e tormentato dal rapporto tra anima, cuore, coscienza, apparenza, sostanza, arte, vita. Per questo è ancora oggi così affascinante.

EVA ha detto...

Trovo questa storia dai significati oscuri e molteplici, ha qualcosa del Faust. Fa riflettere.

Anonimo ha detto...

"...Sono come una pianta, se tu non mi annaffi, io deperisco. Ho bisogno che tu mi annaffi di parole e frasi che raccontino una storia. Sarò tua solo se la tua storia mi turberà, se mi farà versare lacrime. Se ci riesci io mi darò a te, anima e corpo. Come dice il poeta: 'Ci sono fiori detti pensieri. Ne ho raccolti alcuni, che spingevano i miei sogni...'

...Io ho bisogno di sentimenti, di parole, di parole scelte sapientemente, di fiori detti pensieri, di rose dette presenze, di sogni che abitino gli alberi, di canzoni che facciano danzare le statue, di stelle che mormorino all'orecchio degli amanti... Ho bisogno di poesia, questa magia che brucia la pesantezza delle parole, che risveglia le emozioni e dà loro colori nuovi. Le parole scelgono combinazioni inattese e ci procurano l'ebbrezza e la gioia, trasportandoci in luoghi dimenticati dagli uomini. Ecco ciò di cui ho bisogno..."


dal libro "Amori stregati" di TAHAR BEN JELLOUN

Questo ho letto stasera in treno, tornando dal lavoro. Il finestrino era rigato dalla pioggia, la notte aveva preso il sopravvento sulla luce, le persone erano assorte nei propri pensieri: tutto era perfetto.

Credo che ci sia un'analogia tra questa la Sirena ed il Pescatore con questa donna ed il suo corteggiatore.
La mia sensazione è che la protagonista femminile, in entrambe i casi, chieda qualcosa di più profondo, o una prova più impegnativa, rispetto a quello che per il protagonista maschile è "l'amore".

Sorrido.

Però potrei sbagliarmi.
Buona notte.

EVA ha detto...

Potrebbe non sbagliarsi. Forse.
Le parole sono musica, qualcuno dice che sono pietre.
Sembra che il protagonista maschile accetti la sfida, pur se a caro prezzo. Non so se la Sirena possa però amare qualcuno che sia "senza anima" e che addirittura la tagli via con un coltello...anche se poi è lei stessa che glielo chiede.
Strano gioco.
Credo che leggerò "Amori stregati".
Con un sorriso.

Elena ha detto...

Il nodo da sciogliere mi pare sia per l'appunto capire perchè la Sirena chieda al Pescatore di rinunciare alla sua anima. Non credo si tratti di una richiesta di impegno in senso pragmatico, culturale (femminile) e molto "umano" del termine, mi sembra di scorgervi un tormento sostanziale invece. Curioso sarebbe pensare ad un'analogia con i protagonisti del Paradiso Terrestre, dal momento che si tratta di Oscar Wilde. Ma forse certe domande non sono molto diverse tra l'animo più tradizionalista e quello più dissacrante e trasgressivo. Sono le risposte che cambiano.

Anonimo ha detto...

Gentile e gioiosa Signora,
preferisco dire o pensare che le parole siano musica.

Il protagonista maschile, come spesso accade nella vita, accetta volentieri la sfida amorosa, dimentico del prezzo da pagare. Porto nel cuore la canzone di Marco Ferradini (forse perché mi trasferisce ai trascorsi da giovane innamorato): a parte gli strani giochi dovuti ad una perdita del senno, la mia suggestione più forte è che “non esistono leggi in amore...”

Per quanto riguarda Amori Stregati, è una sequenza di racconti, più o meno interessanti, più o intriganti, più o meno degni d’attenzione. Certo che le righe che Le ho riportato nell’intervento precedente credo possano valere tutti i € 7,50 di questo tascabile Bompiani color caffellatte.

Se mi permette una sorridente curiosità: nel “gioco” amoroso non trova anche Lei che le donne creano un po’ di disordine? Ovviamente può non rispondere.

(Vorrei dirLe una cosa. Ho iniziato “La strada di Sin” di Romano Battaglia. Nelle prime tre pagine credo che ci sia la perfetta descrizione delle Sua persona. Non mi chieda da che io possa dedurre che quella rappresentazione Le appartiene, ma credo che sia così).

EVA ha detto...

PRENDERO' IL SUO SUGGERIMENTO INVECE.
PER QUANTO RIGUARDA LA RICHIESTA DELL'ANIMA DA PARTE DELLA SIRENA CREDO CHE ABBIA A CHE FARE CON LA PERDIZIONE DI SE' ...COSTO CHE VIENE RICHIESTO ANCHE PER L'ETERNA GIOVINEZZA NEL RACCONTO "IL RITRATTO DI DORIAN GRAY". FORSE E' UN TEMA RICORRENTE CARO A WILDE. POTREBBE TRATTARSI DELL'AMORE ETERNO IN QUESTO CASO, UN BARATTO IMPOSSIBILE, QUANTO ILLUSORIO, UNA SPCIE DI IMMORTALITA' DEI SENTIMENTI, UN ACCESSO AD UN MONDO, QUELLO DELLE SIRENE, CHE CONDUCE (ATTRAVERSO IL CANTO SE PENSIAMO AD ODISSEO, L'EROE DI ITACA)AD UNA IRREPARABILE LONTANANZA DA SE' E QUINDI AD UN PROFONDO TRADIMENTO DELLA PROPRIA INTEGRITA' UMANA E SPIRITUALE.
RIMANE ARCANO IL SIGNIFICATO DELLA RICHIESTA SUCCESSIVA DELL'ANIMA. COSA RAPPRESENTANO QUESTE DANZATRICI DI CUI PARLA? ..DA PENSARCI...
LE SIRENE SONO CREATURE DEGLI ABISSI PIU' INSONDABILI, CREATURE AMMALIANTI CHE FORSE PROMETTONO SOLO UNA ILLUSORIA BEATITUDINE.
IN ASTROLOGIA SONO CREATURE DETTE "NETTUNIANE". NETTUNO INFATTI PROMETTE BEATITUDINE ILLUSORIA, SE L'ANIMA NON E' COMPIUTA. IN PRESENZA DI UN SE' COMPIUTO ILLUMINA L'ESSERE DI TUTTA LA SUA CARICA SPIRITUALE, CHE PUO' DONARE SE' AGLI ALTRI PROPRIO PERCHE' E' COMPLETO : PUO' SOLO DONARE PERCHE' TRASCENDE IL PROPRIO CORPO E LA MATERIALITA': E' ARRIVATO ALLA PIENEZZA DELLA FINE DEL PERCORSO ZODIACALE NEL SEGNO DEI PESCI...

Elena ha detto...

Bello perchè in questo blog si sorride parecchio :))

EVA ha detto...

Sorrido.