IL BELLO DI AVERE UN FRATELLO INCROLLABILE









Certe volte scopriamo tardi chi siamo noi , (ammesso che riusciamo nell’impresa), figuriamoci se non scopriamo ancor più tardi chi sono veramente i nostri genitori, o i nostri fratelli, persino. Eh, già, perché se ci mettiamo in testa di togliere di mezzo il “ruolo”, che copre l’essenza, la persona in sé , il suo talento o il suo valore intrinseco, potremmo scoprire che in realtà abbiamo vicino una insospettabile presenza, che osserviamo e “sentiamo” in modo nuovo e sorprendente, allorquando ci decidiamo ad andare oltre le apparenze, oppure oltre i nostri stessi preconcetti.

Tante volte è la vita, che ti mette in condizioni di scoprire l’amore che provi.
O quello che non ti sei mai detto per distrazione, per abitudine o per una scontata e pigra visione.

In questo caso è stato un improvviso ricovero in ospedale.

Tu, mio fratello, eri lì, quasi ogni giorno, come un baluardo, vestito della tua tenacia , incollato quasi al mio letto, e sentivo che eri lì, presente e attento, anche se non ti vedevo.
Sei là fuori, in sala d'attesa, se ho un'accertamento; sei ancora là per parlare con il medico.
In prima fila, quando entro in sala operatoria, mi accompagni, quasi un angelo sulla mia spalla.

Non ti ho mai detto che ti ho ammirato, per il tuo passato turbolento e difficile, una intricata foresta di sentieri giornalieri spinosi e angusti. Ti ho ammirato per la forza e la tenacia incrollabile di allora , senza cedere mai sotto pesi immani di responsabilità, impegni, difficoltà pratiche e di coscienza, in una solitudine forse troppo orgogliosa, in cui avrei voluto trovare uno spiraglio per poter tendere una mano, o dire una parola. Non sai quanto la tua fatica di vivere, fosse anche la mia, così impotente e lontana come mi sentivo. Ma non sai quanto questo ti abbia reso ai miei occhi immenso, per la tua fragilità di avere simultaneamente dei confini così labili e così caparbiamente rigidi, intento e concentrato a captare i bisogni altrui , oscillante tra l’incapacità di sentire i tuoi propri vuoti e un delirio di invincibilità.

In questo mese di ospedale ho ritrovato quella tua forza, quella tenacia dello stare sempre accanto, quel trasmettere una sicurezza totale del potersi affidare e di una presenza che non veniva meno neanche per un attimo. Mi sono sentita dolcemente accudita da uno sguardo attento ed efficace, anticipata nei miei bisogni. Ancor più ti ho sentito con me la notte dell’intervento, uno sguardo attento sul cuscino, gli occhi spalancati e senza sonno.
Ebbene sì, per me ci sei stato anche quella notte.

Tutti i miei familiari mi hanno fatto sentire così, come tanti amici non mi hanno abbandonato, costantemente presenti e premurosi.
Ma, spero nessuno me ne voglia, il mio ringraziamento va a lui, al mio incrollabile fratellone, come paradigma di tutto l’amore di cui mi sono sentita circondata.

Valeva la pena, forse, ammalarsi solo per sentire tutto questo.
Grazie, Roby. So che ci sei.

La tua “sorellacchia”. Con amore.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

cara eva, ho letto il bellissimo brano dedicato a tuo fratello; mi ha molto commosso! sei fortunata ad avere un fratello così affettuoso ma anche lui ad avere una sorella come sei tu.
irene uvi

EVA ha detto...

GRAZIE MAMI! SEI RIUSCITA A SCRIVERE UN COMMENTO .....WOW! ORA MI COMMUOVO IO.....

Elena ha detto...

Ora ci starebbe proprio bene uno di quegli sberleffi che mamma fa in questi casi, anche per stemperare un pò il pathos...
ma mi controllerò e mi limiterò a condividere ogni tua considerazione! :-)))
un abbraccio a tutti

EVA ha detto...

ALLUDEVI A PRRRR!? VA BENE SAPEVO CHE AVREI RISCHIATO TALI REAZIONI....COMPRENSIBILI, MA MI PERDONERAI. INTANTO NOSTRO FRATELLO E' RIMASTO TALMENTE ATTONITO CHE NON SI E' FATTO SENTIRE...MA LO CAPISCO, E' SOTTO SCHOCK!